Dama floreale

John_Collier_-_Priestess_of_Delphi 1891

John Collier; Priestess of Delphi; 1891

Augusta presenza,
ascolti l’essenza,
sublime eleganza
nel magnetismo irideo,

sibilo euclideo designato
da pitagorico rito,
mentre il passeggio delle scarpe
e le calze incespicate
tra grumi di fieno australe,

deleterio declinare il saluto,

bacio mozzafiato in congiunzione
d’umido ardore vespertino,
che frescura le tue labbra
sfiorate nella fase
in cui i miei occhi seguono
le immagini fugaci, le tue,
che mi hanno sedotto,
dall’oracolo edotte,

è tutto scritto nell’animo,
è lui che ti verrà a cercare
come puntino interno
e universale sgorgherà
repentino dai tuoi sensi
in manifestazione,

inversione tonica e totale,
mosaico ricomposto
in trasversale

seguendo l’ipofisi
si genera fertilità di sabbia,
serotonina e fluido spirituale
della tua euforia naturale,

dal grembo di vimini
si incanta il rettile
e fai la gloria
di una pace millenaria,

schiacciato dal tallone,
avvolto da chi ne rimane
affascinato ed affascina,
per intanto sorseggi il thé in brick,
miscere utile dulcis,
intelligenza somma

assurgerai all’eclissi di favore,

il pesco è già in fiore.

E ritta in piedi,
fremano le gambe sicure,
hai un modo di sorridere
da dama floreale,

l’intentio della tua occhiata
contro l’onda del mare,

la ratio dei giorni in riva
al mare, sul predellino
il maestro perde il conto
dei giorni, e sorridi, sorridi ancora,

sembri celata da velo,
ragazza occidentale,
l’esotico nasino,
indico l’inchino,

in sanscrito l’orazione.

Facciamo per gioco
castelli di sabbia,
Baricco si arrabbia
del gioco di suoni,

posizione vichinga
nel far da sultano,

non dormirai tra erbacce
d’agapanto, bella di notte,

bella davvero.

Non riesci a concepire
il concetto,
a districare il caos,
ciò che ho detto,

il tempo memoria darà
al domani deserto
di speranze e ricordo,

siamo ancora su deserte spiagge,
il sole tramonta,

dov’è il mio alambicco?
dove la centrifuga
che possa scindere
corpo da anima?

l’energia conseguente
una belva infuocata di spirito.

Ed ecco,
San Lorenzo io lo so
perché tanto di stelle
non muore nessuno,

scioglie la meteora in sciami,
trasfigura l’effige divina,
la nuova milizia elfica
che risplende,

domare, rinchiudere
in tetre terre sotterranee,

nuovi diagrammi voltaici,
nuovi tessuti sociali weberiani,

una scritta sui muri
che inneggia all’idealismo
metafisico e surreale,

capocchie di fiammiferi
in dadi aleatori onirici
vibranti su letti di damasco
e acanto che inneggiano
allo spirito sovrano,

energetico paradiso extrasensoriale,
metapsichica oscillazione.

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