Dante Gabriel Rosselli; Sibylla Palmifera
Attacco antico
Assolo ritmico
nel silenzio che dentro me
forse c’è.
Non nascerà mai niente
da brulle suadenti colline,
quelle di sempre.
Eppure qualcosa
cambierebbe
se tremori autunnali
astuti
ponessero
premesse
dell’entusiasmo
rinato
quando ridi,
stupendevole!
Potrebbe
anche ritornare
l’assolo
di cui dissi,
ma non si crede
ad altro che a sé
se non progetti
i lineamenti,
quelli soliti
del tuo volto
fantastico.
E la novità,
qui è la novità,
nel momento
torcente
dell’intelletto,
dalla testa esci se pensi
dai piedi
se sbavi
nell’atroce
delusione
una speranza
che nasce
talora
s’ intravede all’orizzonte.
Nell’infinito dei sogni tuoi
C’è un’abitudine
perduta
tempo fa,
anni
in cui
luminosa essenza tu
splendevi cara
nelle lettere
ingiallite oramai,
ciao amore.
E la verità.
Tra ingorghi
nel trafilo
a bottiglia
smeraldo
gli occhi tuoi.
Tanti anni fa
guardavo il cielo,
le stelle parlavano
in piroette
paradisiache
a ritmo dub
angeliche figure,
le brame
dell’oscuro,
silenzio, silenzio,
ora,
cominciamo nella spersa radura
in cui
non seppi dirti addio,
splendi ancora
lontana
come l’aprile
del folle gesto,
lo sbarco
astuto
dell’occhio languido
e tenebroso
nell’infinito
dei sogni tuoi.
Nella banalità dei giorni dimenticati
Così
nulla resta di te,
le cose
scintillano però
ancora
bramando mani tue,
foto senza storia,
scritte sbiadite,
io e te
inutili puntini
nuovi
tutti rivisti
e piccoli persi
nelle tenebre
del nostro oscuro
disegno
del tragitto
che ci vedeva
al centro
dell’universo.
Ed anche
ciò che sembrava tutto
ora
è poco ed anche amaro
come
catrame i sogni nostri,
noi due…
colmo l’assenza
distruggendomi
di tutto
tranne ahimè
che di te,
mi amavi,
ti ricordi
come può finire
nella banalità
dei giorni
consumati?
Opaco nello stupore
Quando dal tramonto
sorge
il nuovo aneddoto
ininterrotto.
Sospiri!
Le storie di una volta
tenute
con gelosia
nei palmi stretti
e indifferenti,
delle volte
era divertente
parlare
anche un po’ al presente.
Se poi disdegni
l’etico ribaltamento
capovolto,
identificati nell’amato
per la perfezione
amorosa,
da lì
la vera kalos kai agathos.
Quando
distrattamente
leggevamo
distesi sulla spiaggia,
salino l’odore
del ruscello
le libellule,
il sentiero,
santificazione
tra l’echetto
delle onde
tra tornanti,
infiamma l’ardore,
quello vero
il sapore delle tue
labbra care
e tanto
straniere
su di me
opaco nello stupore.
Sognavi a denti luminosi
Sognavi
a denti luminosi
dalla storia
alla catarsi
catara
ed ipofagea
della scordatura
tra partiture,
le trasmissioni
esterografiche
sono le scollature
delle trafitte
assuefazioni,
e davvero bella
sei tra fasci di luce,
l’arcobaleno
segno di accordo,
la colomba,
il gabbiano,
il corvo,
sepoltura
gioiosa,
le aquile
e i gufi,
alteri
saggi
o ricercatori
di somma bellezza.
Non c’è spiegazione
allora poniti in tensione
come sbocciata
da una conchiglia
magari
a sostituzione
della rugosa
claudicante
tradizione.
Inchiostro stampa sul dito
La voce entalpica
scavalca a tratti te,
dolcissima e fulgida
immagine mattutina,
persiane socchiuse,
filtro di luglio,
refrigerio candido.
Ed ora è già così,
le miserie solite
scandite
da un lamento
che quasi compone
versi letti solo da me,
quel che dico
e chi sei tu?
Sempre io,
sempre noi,
parlo di te
che esisti
solamente
per l’umana specie,
per l’universo,
la natura,
i monti,
le colline,
prati verdi,
divino.
Tu sei il me ideale.
Ecco la risposta che cercavate
voi
dunque io,
chi legge
sono io che scrivo,
chi legge
sono solo io.
L’etereo
è solo per me,
vita
vissuta
ai margini
di un’esistenza.
Autoreferenziale
messaggio universale.
Nullo e vano
ciò che scrivo,
nullo e vano
ciò che dico
inchiostro macchiato
senza attenzioni
stampa sul dito.
Amo specchio del divino te
D’altronde ricomincio
sempre allo stesso modo
con varianti
spulciate
dall’eremo d’esistenza
sciupata
ma è solo la ricerca
che in vita mi tiene
ed oltre d’essa
mi rassicura,
quando
solo
penso
o dico
trapela
l’infinito
della mia stessa
resistenza
all’indulto amoroso,
lo stesso,
conosco
ciò che attende
non so se spendere
entusiasmi antichi
per nuovi
spauracchi,
non sarà
senza te
amo specchio del divino
te dolcissima,
altro che dire
pensiero
detto
segreto,
senza te
non saprei,
salvami
amina mia fragile,
su specchi d’ottone sappiamo
ciò che facciamo,
tutto uguale,
la mia parte di felicità
scardina
germoglierà ancora
un fiore
tenerello
in questa illusoria velleità
brulla invernale?
Non so
se sei ancora
speranza ultima
futuro prossimo venturo
cerco di te.
Il mondo è stupendo
Alla fine
è l’albero che nasce
in vista del frutto,
ed è così normale
il paradosso
poetico
di un’esistenza
che vediamo
così male,
il mondo
è stupendo!
Adoro la sapienza ebraica
e la poesia dolcissima
islamica!
Adoro
lo splendore
di un abbraccio universale.
Tante volte
hai detto
di dimenticare,
quante volte persa
nella cattedrale
di te
hai chiesto
venia!
E tuttavia
è così
il noumeno,
e così
squarciamo
il velo di Maya,
fuggiamo
liberi
oltre le finestre
spalanchiamo
il nostro essere
alla verità,
alla libera verità.
Tutto il creato
è sempre
semplice
intuizione.
Quando siamo
ad un passo
dall’eterno
scopriamo
che i meriti
e la nostra grandezza
non possono venir da noi.
Verità
La verità non sta tra i saggi
ma tra chi cerca la perfezione.
(adoro gli imperfetti!)
Fosse per me
Più parlo male di qualcuno
più quella persona merita la mia stima,
è lo stesso se parlo bene di qualcuno,
purché abbia discernimento.
Trovo difficoltà
a provare indifferenza,
fosse per me si salverebbero,
anche in extremis,
tutti.
Non sono granelli
Non sono granelli
ma chilate di umanità
negli occhi
di molti.
Beatitudini
Beati i ridicoli
perché erediteranno la terra,
non vedo motivi al mondo
per essere seri.
Se ci fossero più giullari
e più folli!
Adorazioni
Adoro i prelati che restano bambini,
mi stanno sul cazzo quelli adulti
che dicono al popolo,
con serietà sfacciata,
di comportarsi da bambino.
No
No, no,
nono,
non sono contraddizioni,
bisogna avere una visione d’insieme.
Porci
Alla fine anche i porci
vanno dal compro oro,
che se ne accorgano in fretta
delle perle,
beh, non è che siano stupidi.
M5s
Ho dormito per dieci anni,
forse quattordici
Grillo sta ancora a Cortina d’Ampezzo,
direi quasi
che non si è mai mosso di lì.
L’assenza
L’assenza
è l’unica vera presenza,
l’unica reale conoscenza possibile.
Declinazione del corpo tuo
La libertà, l’essenza,
delle labbra tue
e poi il respiro,
quello soffice sul viso
mentre distesa
guardi a bocca aperta
il fumo della stanza
aperta
sul ventre la speranza
di un futuro
tra noi,
millesimale.
Ancora amore,
è presto forse,
sono ore che penso,
allora forse siamo
quelle ombre disperate
riposte
nel cantuccio
ultimo.
Ma viventi
nell’assoluto
assaporiamo
questi addii e queste
storie
dipinte d’assurdo.
E sono le tre di notte,
lo sai bene,
vorrei stringerti ora.
E lo sai
bene
che sul sorriso
che sveli
truccata
e disarmata
furente.
Le spiagge nostre
e le fotografie,
vorrei
di nuovo
sospiri autentici
ed il tuo corpo
adorante l’infinito
che svelano occhi
timidi tuoi.
Amore di stirpe divina sei stupenda nel nome
Ed io così
in bilico
raccolgo
e stendo
dischiusi in me
tormenti antichi,
speranze vane,
e tu,
che amo già
potresti
sorbire l’amore
come se distratto
fosse
l’unica
silenziosa
essenza
dell’uomo
e di noi miseri,
respiro ancora.
Cara
ciao,
sei divina
nell’assunto
che hai tracciato
muta
tra piogge d’aprile
e rissosi
inverni
cara mia adorata
è solo il tuo stupore
a muovere
il sol e l’altre stelle,
tranquilla
nell’apocalisse
usciremo indenni
e simpatici,
adoranti,
come fidanzatini
adolescenti,
usciremo
dalla porta laterale,
assunti e pratici,
dolce amore
usciremo
come nessuno
sogna
perché soli
abbiamo amato
e abbiamo sperato
nell’assoluto.
Amore dolce
crolla il mondo
ma traverso
è lo stupore,
languidi
verso il varco eterno,
tranquilli,
un po’ bambini.
Noi che dai fiori
aspettavamo
l’eremo dei nostri sogni,
amore
di stirpe divina
sei stupenda!
Il finale
In quel futuro
io e te.
Se le speranze
nascessero intense.
Noi due
potremmo
sovvertire
la storia
fatta
da usurpatori
diabolici,
bramosia
e doppiezza,
noi soliti
innocenti.
Quando io e te,
magari
nel tempo libero,
ragionassimo
dell’evanescenza
e di noi due
stupiti.
Amami ora,
è l’unica
speranza persa,
rinascere ancora,
come timidi
innamorati
nel solito scontro
titanico
distruggendo il tempo
e casomai gli altri dei
sorridenti
ci tramutassero
in costellazioni
eterni
saremo
exemplum
per le generazioni future,
domani non esiste,
noi siamo
oggi
assoluto,
siamo divini
e languidi
ed assurdi,
ma stupendi.
Credo che
talos e contorno
di battiti
antichi
e brividi
da amanti fragili
siamo solo eroi
che non stendono
neanche ultime
decisioni,
siamo
trafitti
dai loro aforismi,
dogmi,
assiomi assurdi,
siamo preda
del ridicolo,
io posso solo amarti,
per sempre,
amare lo sciupio
degli occhi tuoi
dei tuoi capelli
accennati
i tuoi sofismi,
a che servono
le mie parole?
E’ finita,
ed è vero,
non mi mossi
mai da qui.
Ti amo,
da qui,
forse non mi mossi mai da qui.