L’intarsio d’argento
è macchia di caffè
frumento speranza
sul mio libro
fermento,
gioiello, bracciale, collana
in questo mese imbrunito
dal vento.
Tre fogli sgretoli
divengono odorose
pel tuo anello
bambù
candida le indossi
e sono già lì
ti reggono la treccia
quella treccia cui avvinghiata
l’opacità sincretica gelata
di ciò che hai d’avorio
sublimato.
E te la sfiora
collegata
al tuo ocra occhio lunare
dagli Ittiti ai Safartiti.
E nipponica violacea
acqua marina.
Nella reggia
sei di questa stagione
muta
parla il tuo volto
brinato altero
elmo blumarino
parla l’essenza
smeraldina
che emani,
profumo tuo
ripete all’eterno ritorna
e tu taci a metà del giorno.
Sei stanca
vuoi sdraiarti un po’?
Uccello austero
anello al dito
è tutta dissolvenza di infinito.
Bambù
è rombo, triangolo,
fascio di rette, semicerchio.
Occhio lunare
sulla fronte
si scorge a sinistra
nel futuro
al di là dell’orizzonte.
Il futuro ci guarda
all’opposto alveare
arsenale di guerriglieri
sopiti.