Quando senti il bisogno
Quando senti il bisogno
di dire altro
ovvero sono qua,
non è sgomento
ma l’elmetto
da guida
che stupida
mi dai
mentre intanto
il tempo
si manifesta vivido.
Eh si
potresti dire
due, tre parole
è così che va.
E potremmo anche
dimenticare
guardando
al di là di ogni
disinvoltura
potresti
guidare
anche nel senso
inverso del tuo corpo
mentre strana
hai già pensato
e dissolto
il segmento
dell’intenso
respiro
diagonale.
E poi va avanti
la stanza
senza ritmica
ebbra,
e magari
anche virgole
dentro
l’alma
di un’ illusione
potrebbe essere quello
il sentimento
madornale
il tuo portento
che è già mio
nello stesso momento dell’addio,
inizia un nuovo corso
e l’organo è vecchio
baconiano
ma medioevale
e non seicentesco,
alchimista e non
politico
scientifico
il tracciato.
Vecchie estati
Dal faro
la luce
tramonto sincero
mare agli occhi
tuoi
labbra svogliate
e sei tu,
l’altra sera
oppure adesso
non so che farò
dei tuoi occhi
quando rivedrò
le parole che tu
mi hai detto
senza senso
oramai.
Se sono solo è vero
non posso perdere
ma tu lontana
mi dici di andare
ed è così,
sei tutta
incapricciata
e non dici mai
tornerò
sola declini
la mia resa
e
sarà soltanto
un ricordo
di chi non sa
scordarti mai.
E quelle nostre discese
che non ti rimangono
neanche a metà,
un sogno fatto è difesa
dalle tenebre
di questa realtà
io banalizzo pontificando
sui nostri
non ti lascio più
mentre ammiravi distesa
di lato
e l’ho detto mille volte ormai
e tu mi ripeti
non hai scritto niente
a parte duemila volte
la stessa cosa
con angolature diverse
io non ci sono più
e riavvolgo distratto
quella storia
che mai può
finir
tu ti giri di lato
cambi strada
meglio dirmi di sì
quando traversi scogliere
io non sono più nulla
se non parte di te
quella impercettibile
rinnegato
posizione
né pozione non ho
per quei tuoi sguardi
la passione trabocca
ma il destino avverso,
va bene è lo stesso,
non ci credo
che così
debba finir.
Adesso sei sicura
neanche mi saluti.
Adagio vai
ma l’ombra mia è stanca
non ce la faccio a guardarmi
se sono così
è stato per il respiro
d’assoluto
che ho cercato.
Sono vero ma a metà
se vuoi la parte oscura
soffro
e
non scordo chi nel mio cuore
ha impresso la traccia
indelebile
che mai dimenticherò
è così assurdo
neanche ci avrei creduto
se detto da me.
Nichilismo annientato da un solo abbraccio
Un bacio
al tepor di luna
e la scrivente
a mille.
Metamorfosi
in nuvole
rubiconde
tra le stelle perfette
fissa
mi tieni come un aquilone
sul mare
e tu ridi.
Vedi amore
sono qui per te
questo nuovo sogno
è nostro già
e non c’è più nulla
se non tu.
Guardami cara
sei l’umana temperanza
furente
del nostro
orgoglio esaltato
oltre l’oltre
del limite
di ogni
pensiero rubato
a noi
giovani amanti.
E il futuro
non ci sorprende
siamo noi i burattinai
della folla
siamo vivi
come se
fosse l’ultimo
universo
il nostro
e poi
sai che sono solo
solo per te
che già vai a folle
mentre ridi
fragore di onde stupende
e riguardo al nostro amore
credimi è l’infinito
per sempre.
Se domani ricordi lontano
questo sogno
non sarai mai più
tra le lacrime
del nichilismo
annientato
da un solo abbraccio.
Sigillo sei della mia verità
Nella notte
una voce antica
come la canzone
piccola e flebile
e non si disperde
il suono del piano
tutta Napoli freme
senza nascondersi
tra lenzuola obnubilate
dalle penombre dei vialetti;
estasiante
ciò che pensi di me
e se è tardi
credimi
rinasco e ti guardo.
Nell’ombra dissipata
sei pur sempre tu
giovane
ragazza
della tua svista si può parlare
ma se stasera devo andare
non dimenticare
tra due giorni
sono qui
in riva al mare
sai di sale
è stupenda questa notte
con te
san Lorenzo brilla nell’aria
esulta la barca
del nostro corpo
fuso nell’inviolabile
segreto astruso
sei semplice e bella
ma hai lo sguardo
da passione eterna.
E’ questa la verità.
L’accento scomposto,
il tuo,
ed io
godo nel sentirti parlare
sai già più di ciò che fai
e sei immortale
sola qui con me.
E dal fumo traspare
una figura,
sei sempre tu
che mi pensi
nascondi la lettera mia
e piena di fuoco
sembri giovinetta
di inizio secolo
già
svogliata
e già sciupata dalla brina
e il panorama
è l’orma
dei tuoi occhi.
Sigillo sei
della mia verità,
millenni trascorsi
a pendere tra le tue labbra
disarmanti.
Un soffio di maggio che ti disse addio
Accadde all’improvviso
quella mattina,
eri alla fermata
e aspettavi
il ritorno tenerello
del tuo portento
partito un anno e mezzo fa.
Venne una stella
quella brillante
che appena appena fa vedere
nei mattini di foschia
eppure è estate.
Stazione centrale
e sei già imbronciata
poi mi segui
mentre speri che un giorno
sia qui con te.
Tornai quando non avresti
creduto possibile
l’anno infinito
tendere dai tuoi polsi.
Nel firmamento c’è un posto per te
ma il tempo passò e non sapesti
trovarmi
tra le rose di maggio
tornai
ma la fonte
fu più viva
solo con le tue lacrime.
A volte ti penso ancora,
chissà che fai e con chi sei
vorrei ritrovarti,
rivivere
i primi baci.
Ma il rumore e la città
mi rendono
mobile
e non è più un pensiero
ma altro
che cerca te.
Ti ricordi
prima della guerra
quella poesia
tra le nostre
corrispondenze amorose
le tue mani fantasiose
ma il tempo si impose
e tornai solo
in spirito
e fu un soffio
di maggio che ti disse addio.
Respiro ormai sciupato
Stasera porta il tempo
con te
mentre attraversi
l’erbetta del prato
scorga limpida
la luna nell’eco melanconico
del passato
e tu guardi
l’anima senza
rendere giustizia
all’ultimo secondo
con te.
Solo
lo stupore del tuo calore,
tendo all’assoluto
mentre tu sei lontana
ti ascolto
è già notte
e non c’è speranza più per noi
guardi dentro me.
Volevo dirtelo
che il nostro bilico
spicca il volo
io, te ed un paio d’ali
solo il senso
che ci demmo
resta lì.
Ed io e te
senza amore
inquadriamo il tepore
diurno
e l’afa
che tende la tua mano
sei ombra
irreale.
Squilla il telefono
l’anacronismo dialettico
del nostro intento
perso
perso il senso.
Liberi
perdiamo noi,
avvinghiati sulle scale
sentiamo il sincero
fantasma
del nostro
respiro
oramai sciupato.
Stretta per sempre qui
Così finisce qui,
tutto nel tuo sguardo
si moltiplica d’immenso,
sei bella e mai mia,
tanto l’importante
è averti stretta
ma non sei qui
amore,
non sei semplicemente
tu
la risultante della mia elucubrazione
d’infinito
ma ci resti
come chiave
volta dell’imprescindibile
confine.
Poi quando volevo
te
fuggivi
rapida
ma l’estate scolpisce te
ultima reduce
della boscaglia
umida
tra polsi tuoi
tre sogni
me li devi proprio
amarti
ma perché
se tu sei troppo lontana
e ti penso ancora
voglio te
mia cara
sei la fulgida
vita
che ho perso
da tempo
mentre cercavo
me stesso
pensando al tuo
sguardo
ma sono solo
ho perso tutto
anche la ragione
per te.
Dimmi sì,
stanotte
solo
stanotte,
e ti prego
(lamento
fastidioso
il mio canticchiare furente
e stanco)
a volte credo
che sia necessario
ascoltare
se stessi
vorrei
un tuo abbraccio
vorrei venissi
a liberarmi
a liberarti
a pensarmi
stretta per sempre,
qui.
Chiaro il tuo viso
Così
chiami tardi
ma
il problema
si intreccia
indelebile
il tuo
sorriso
sghignazzi
tra te
la corrente
avversa
del neoliberismo
mascherato
da emancipazione
vuoi stare sopra
quando vuoi
e non solo
se
ami te.
La storia è
dipinto di
ciò che immagini
appena
mentre mi aspetti
al solito posto
sincera
mi dici
dove andiamo
e non chiedi
nulla
è tutto sicuro
nei meandri
dei tuoi
rifugi
celebrali
ecco il varco.
Il tempo
sa ciò che
non è sconfitta
quando mi guardi
non ragiono bene,
hai ragione
anche quando non guardi,
ma è diverso.
Lo sguardo
intenso
è l’arma disillusa
del nostro
sentirci
reciproci
come utensili
destinati
al senso
inverso
del comune
sei abbastanza pazza
per stare
stasera qui con me.
Complimenti,
ne parleremo.
Sono qui,
e lo sai.
Piangi
mentre
tenebrosa mi dici
come mi chiamo
ed io domando
addio
tra le arance
del mattino
chiaro il tuo viso.
Notturno
Il piano
è ciò ch’ho
quando dici
cosa sei
mentre il nostro
abbraccio scioglie
il fragore
del giorno furente
tra verze
i capelli
estasiati
alla fonte,
sono io
sei tu.
Parli
a volte distante
ma noi siamo
noi
e tutto il resto
è nulla
nessun ente
costante
non impallidisce
non è che non ti ama
ma sono
così.
Il cielo
lacrima stelle
ed è solo presente
il nostro niente
quando
era inverno
la pelle
riscaldava
il mio essere assente
e vai.
Così
al ritmo delle cicale
proteggi il tuo labbro
smarrito
nel percorso innocente
del sentimento
che provo
e lo sai,
vado via
per restare
così
con te
tra le corolle
perdute
e i coralli trapunti di
sogni,
il mare va e poi torna,
tutto
resta
nell’incudine
del nostro notturno
che cresce
e poi non si chiude facilmente
se sei qui con me
non è più presente
ciò che siamo
non siamo nemmeno noi,
e la gente passa
e non guarda
finge
solo per
il sapore
di non perdersi
di aversi sempre lì,
ma noi siamo altro
e non si rinnega
l’assoluto.
L’ombra dei manga
Leggero
il tuo sospiro
quella mattina,
meraviglioso il corpo
disegnato
dal pensiero,
io e te
e nulla più.
Ma nell’oggi
non c’è poesia
quando distratto
non ricordo
se non
ascolto
il tuo odore
assurdo
quando
in bilico
esplodeva
il tuo bacio.
Puoi ritornare
se la paura
finge
la premura
primula
sui tuoi occhi
lucidi.
Potresti
almeno un attimo
ricordare
senza credere
che tutto finisce
se sei nuova
è merito tuo
se nulla
resta ormai
al mondo di me.
Comunque
è lo stesso,
a volte perdere
è la sublime vittoria
dell’alma persa.
E dopotutto
se si deve crescere
è per dimenticare,
la nostalgia
non è di questo secolo
infranto
nel suo nascere,
tanti progetti
sino alla follia
mentre devo cancellare ciò che penso
non rinnego ciò che sento.
Sei tu l’alba
Pomeriggio estivo
nei vicoli
storici
solo
per chi non sa
quanto c’è
d’attuale nel disagio
esistenziale,
un bacio rubato
tra le colonne.
L’entusiasmo smorza la tensione
ma poi non è sempre così
quando
senti la necessità
del cambiamento.
E’ stato un attimo
ma nulla pretendevo
se non tutto
forse questo
è successo
affinché
dimenticassimo
il nostro posto nel mondo,
due angeli
cacciati
per superbia
o forse solo per amore,
le nostre fotografie,
avevo te
senza
paura
ora solo
non sono più in me
e tu dove sei?
La speranza
germoglia limpida
ma la realtà
è terribile,
se la vita è questa
non so
cosa sia la morte,
comunque è uguale,
sono qui
sempre coerente,
non ho mai
rinnegato me.
Anche se ormai sono solo
la verità
chiedila a dio,
siamo reietti
solo
per gli uomini,
è vero
ho sbagliato,
ma tu eri tu
ed io sono solo il lamento
agonizzante del vento,
sei tu
l’alba.
Reso all’oblio
Parlare come fai
è l’ultima risorsa
quando il punto
non è chiaro
sei tu appellabile
in declinazione
e l’ultima intenzione
gravame dell’anima.
Quando pensi
sembri assorta
e non taci
ma straparli
e vai
con la spola
del cuore
che preme
mentre va su e giù
ed è tutto.
A volte
il tuo pudore
è talmente sfacciato
che in commiato
vado
via
ma solo per te.
Ti ricordi di noi
e della banderuola
ora all’impazzata,
ma io t’ho amata,
e tu non ricordi
neanche
la spiaggia.
Ed è tutto davvero
anche se ci ricasco
ti credo
e non vedo
l’ottusa realtà
obnubilato dal
sapore
dei tuoi baci
d’assenzio
perversi.
E tra la lacrima
e Morfeo
il passo è breve
non ci conosciamo
mica
affermi
come punto di domanda
categorico
invisibile
il tuo
portamento
noncurante.
Non c’è scampo
siamo
non esiste più,
e chi vuoi che ormai
mi può capire,
tutti fuggiti
ed in altri affari
affaccendati,
tutti voltati
di là
a guardare
sé.
Il futuro, la consolazione presente
E’ così,
sei tornata
stanca
e sempre
ancora qui,
non te n’eri mai andata
evasiva
ma presente
come essenza
protetta
dai capelli,
nuovi
eppure
come quelli di un tempo,
legati all’inverso
fumo molto più di prima
e non so
se sia
per
perdita d’equilibrio
o perché sono
l’ultimo straccio
di ciò che non c’è.
A volte
ma non sempre,
sono le tue parole
e le mie esauste
ma
non ho più
né coraggio
né te
e l’unica virtù
è il sapere
che in fondo ci sei,
anche se cambia il senso
la forza è quella
e non muoio
vivo
per gli occhi tuoi.
Cosa vuoi
se non sai
o se fingi
dipingimi d’assoluto.
Sono sempre io,
il solito
onnipresente
entusiasmo
stroncato
dal risvolto
reale del presente.
L’ultima speranza
è il sogno
che rinvigorisce
nei giovani
spudorati del domani,
l’oggi
l’osservo
e noi siamo ancora noi.
Anche se non ci sei.
Lo sai che quello che facevi
e quello che sarebbe successo
lo sapevo ma
il lieto fine ci sarà,
tragos
o limpido dei nuovi
giorni miei.
La cabala dei sogni quelli miei, i nostri
Il punto di domanda
dell’incomprensione universale
dissolta
zolletta nel caffè
tanta parte di te,
io
l’illusione
e la verità
che si fa attendere
come se un giorno
magari noi
potessimo
innamorarci
come se in riva al mare
la luna
fosse solo
parte di te.
E con il tempo
quello che vuoi
si materializza
senza dimenticare
quali sono
i punti forti
tu
ed anche io,
sarebbe bello
se avessi
non dimenticato
quella parte nascosta di te
che freme
palpito naturale
della nostra
meta
da studiare
come se astratta
o ipotetica
come se irraggiungibile
meta
dove sei
e sono.
Ma se non
mi sai dimenticare
è solo
perché
un’ eco lontana
ti dice che
una ragione c’è
anche se lontana
nascosta,
nessuno
al di là di noi.
Vorrei crederci ancora
una volta prima di morire
che esiste un’oasi
dove possiamo davvero stare
nel silenzio
di un bacio
vero.