Campanellini

“Timidezza” Lawrence Alma Tadema

Dolce amica

guarda questo promontorio steso.

Campanellini.

Dolce inabissata

piangi tra sollievi

spumati qua e là.

Campanellini.

Vorrei disegnare incautamente

la veduta sannita

per porger il limite più in là,

questa nostra spedizione senza fondi

né bottiglie,

un paio di pall mall,

nell’istante dello sbuffo

il nasino tuo sfiora il mio,

dimmi se hai scalfito

il canto restio.

Campanellini.

Dolce scapigliata

sciocca e astuta

ti copri di sabbia.

Campanellini.

Dolce scalmanata

prestami le borchiette.

Campanellini.

Vorrei tanto porgerti

le mani sulle spalle,

intelaiare quel tuo braccio,

renderlo a ridosso

di uno spettro

che se c’è magari batte i colpi

ed io ti sbatto sul verace giaciglio,

non so se hai reso l’idea

confondendo l’ondulazione delle mani

coi tuoi occhiali.

Campanellini.

Dillo ed esponilo,

vai tranquilla che ti ascolto,

parlami di te per allegorie,

poni a due passi le pazzie,

oppure taci con abilità.

E vorrei sognarti

desto in conclusione

ricattatrice d’amore,

scribacchina viola del rancore,

smozzicante sentinella d’ardore,

forse hai gli appunti.

Hai scoperto il nascondiglio

del mio cuore

ed hai appiccato il fuoco,

casomai te ne pentissi

allestirai un paio di tempeste,

tanto la natura

aspetta i colpi della tua bacchetta

per vendetta,

oh che disdetta

lo hai detto

non ce l’hai!

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