Migranti; olio su tela; di Augusto Romelli

Migranti; olio su tela

Nella sede della sezione di Caserta della Associazione Nazionale Polizia di Stato, diretta dal commissario rds Girolamo cavaliere OMRI Vendemia, svetta questa opera, “Migranti”.

L’autore, un socio della veneranda età di 85 anni, Augusto Romelli, decise a suo tempo di donarlo alla associazione ed è rimasto lì, suscitando sempre l’interesse dei visitatori occasionali e degli inscritti.

Il soggetto è un cd “barcone” nel momento in cui viene tratto in salvo da una motovedetta italiana.

Osservare l’opera è da capogiro, dà il senso di vertigo, disorientamento, si danza, ed è una danza da naufragio, sui flutti. Il fruitore prova la stessa sensazione dei migranti, della tempesta, non solo marina, ma anche giuridico/sociale subita, i diritti umani calpestati, gli uomini chiusi in piccole gabbie, a cui si vende l’illusione di un futuro.

Il dipinto estrinseca il suo senso profondo se lo dividiamo in sezione aurea.

Dividendo in sezione aurea verticale notiamo un gioco di camuffamento, notiamo che, sotto l’effige di una legalità posticcia dei “grandi” dei loro Paesi a destra è “imbarcazione”, ma a poppa, sezione aurea sinistra “immigrazione”, tratta degli esseri umani, induzione in schiavitù.

Se dividiamo in sezione aurea orizzontale notiamo subito che nella parte inferiore vi è lo scafo, senza migranti, a parte due soggetti, uno dei quali si nasconde dietro la scritta immigrazione, sperando e credendo di giungere, finalmente, in un Paese libero, felice.

L’altro è come se camminasse sui marosi, anzi si apre un abisso, l’acqua scompare ed alza la mano destra come a chiedere di essere accolto in nome di Dio e ricordando, anche la Giustizia divina.

Nella parte alta ci sono gli altri migranti, presumiamo salvi perché la motovedetta li ha avvistati.

Purtuttavia, dietro la motovedetta, i marosi si increspano ed agitano, sulla destra ce n’è uno altissimo, come un monte, e sembrano monti, sono monti, da varcare.

Sono stati salvati ma il viaggio non cessa i suoi pericoli.

Con Migranti il naif riprende il suo senso etimologico di primitivo, di origo da un mondo, l’Africa, che oggi più che mai ci appartiene e gli apparteniamo. Ed in questo primitivismo l’opera, di una dinamicità assoluta, trova la sua estrinsecazione rappresentandosi ed unendosi al grido ancestrale di un popolo.

Giovanni Di Rubba

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