Dante letto in sezione aurea. Tre insule in flumine nate. Per chi volesse gustarle legga infra e decifri.

Rilevo, in via preliminare, che la data esatta di nascita è il 25 marzo. Dante era Ariete ascendente Gemelli e non Gemelli.

Il viaggio nell’oltretomba è iniziato il giorno 8 aprile, venerdì Santo, dell’anno Giubilare 1300. Domiciliato in Marte domicilio ascendente Mercurio. Nel momento di inizio del viaggio avviene la trasmutazione dell’alterego Dante / l’ascendente Gemelli. Ciò spiega le discrasie circa la data effe4ttiva del viaggio in rapporto alle coordinate astronomiche.

Cfr. Tra l’altro canti XIV, XV, XVI e XVII Paradiso.

Buona lettura, se volete

San Celestino V, eremita e papa. Abdicó a causa della corruzione dilagante nella Chiesa ma non per viltà, solo perché voleva combatterla e fu ostacolato. Non abdicò in scienza e coscienza ma per forzature ed ostruzionismi interni. Ritornò alla Sua vita di eremita servendo così la Chiesa. Fu fedele nell’Obbedienza. Molti erroneamente credono che Dante nella sua Commedia lo ponga nell’antinferno, tra gli ignavi. ‘Colui che fece per viltade il gran rifiuto’. È una interpretazione deviata e poco conforme al testo. Si riferisce a Ponzio Pilato.

La viltade si riferisce alla paura del popolo o dei nemici, secondo la cultura Romana, altrimenti trattasi di obbedienza.

 Il rifiuto, etimologicamente, rimanda al Sacramento del Battesimo. Refluire, dal sanscrito l’azione di risciacquo delle massaie, e dunque l’immersione per liberarsi dai peccati. Qui è vista nell’ottica negativa, non di rinuncia al Male ed al Maligno, ma di rinuncia a Cristo come  Dio. Nel gesto di lavarsi le mani. Ancora il rifluire, rifiuto, è acuito dal fatto che Pilato morì pentito e suicida gettandosi, finito il mandato e fatto ritorno all’Urbe, nelle acque del Tevere. Rinunciando in tal modo all’ultima possibilità di Redenzione.

Il rifiuto è ‘Gran’ perché riguarda il Cristo vero Dio e vero Uomo ed è il gesto che ha portato alla passione e crocifissione e dunque alla Redenzione, centro della Storia dell’umanità.

 Disprezzato a Roma dall’imperatore, dai colleghi magistrati e dai Cristiani, che lo attendevano ancora a braccia aperte. Tentennante sino alla fine. Perciò ignavo.

Riabilitiamo san Celestino, patrono di Isernia e de L’Aquila. Che salvò tanti dal terremoto di fine decennio scorso e sulle cui spoglie pregò il nostro Pontefice Emerito Benedetto XVI per la illuminazione su come comportarsi, e che a lui deve l’umiltà di aver fatto un passo indietro innanzi alla impossibilità di gestire una Chiesa come Pontefice Massimo per vecchiezza d’animo e di spirito e, umile operaio nella vigna del Signore, ebbe il coraggio di Abdicare come Celestino e contribuire comunque all’utilità e al servizio della Chiesa e del prossimo come poteva ancora fare, non da amministratore e pastore, ma da umile servitore, nello studio e nella preghiera. Abdicare e fare un passo indietro è segno di coraggio non di vigliaccheria in certi casi

Il Veltro

“Molti son li animali a cui s’ammoglia

e più saranno ancora, infin che’l veltro

verrà, che la farà morir con doglia.

Questi non ciberà terra né peltro,

ma sapïenza, amore e virtute,

e sua nazion sarà tra feltro e feltro.

Di quella umile Italia fia salute

per cui morì la vergine Cammilla,

Eurialo e Turno e Niso di ferute.

Questi la caccerà per ogne villa

fin che l’avrà rimessa ne lo ‘nferno

là ove ‘nvidia prima dipartilla.”

(Inferno, Canto I, vv 100-111)

Chi è il Veltro di cui parla Dante?

Parto dalla più folle delle interpretazioni che circolava  qualche tempo fa e che vedeva il Veltro in Veltroni.

 Al di là delle interpretazioni complottiste, dietrologhe ed al limite del grottesco proviamo a capire cosa intendesse Dante.

 È ovvio trattasi della seconda venuta del Cristo. Che scenderà nella gloria assiso alla destra del Padre ‘da cielo a cielo’. Il riferimento etimologico Veltro è verga, bastone. Lo troviamo tra l’altro in Rivelazione 12, ‘ed ebbe alla vita un figliol maschio c’ adda reggere il mondo con verga di ferro ‘ e sempre in capitolo 12 sarà figlio della Vergine Maria ed al tempo stesso della Chiesa da essa rappresentata. Ancora non sarà un essere umano in quanto verrà’da cielo a cielo’. È il grande Giovialista, il tremendo e misericordioso Giudice che a Roma, alla fine dei tempi, giudicherà il tempo presente con il passato. Riferimenti ai personaggi dell’Eneide ed alla IV ecloga delle Bucoliche di Virgilio sul figlio della Vergine sono chiare. Tutto ciò si sposa con la corruzione e la cupidigia e sete di ricchezza del papato. Non è un caso che i versi facciano riferimento alla lupa e che veltro oltre che il bastone in lingua latina indica anche, etimologia francese, per estensione, il levriero, il cane da caccia che fa fuggire i lupi, con doglia, agguerrito più di un cane pastore ma al tempo stesso fedele al cacciatore, il Padre, Signore Dio.

Non certo un imperatore, un politico, un uomo. Non l’imperatore Enrico o un novello Cola di Renzo. Verrà da ‘ cielo a cielo’, non dalla terra.

Nella visione di Dante ovviamente, la Chiesa cupida si nutre di beni terreni, mentre il Cristo di virtù, sapienza ed umiltà. Non di solo pane vivrà l’uomo. Il vero pane di vita eterna è lui. Da cielo a cielo. Perché l’Italia, perché è la sede del papato. È pur sempre di una delle fazioni guelfe il ghibellin fuggiasco.

Ora questa è una visione escatologica perciò non c’è divario con la separazione di poteri tra Impero e Papato. Una congiunzione arriverà alla fine dei tempi. Da feltro a feltro, ogni lembo di terra, etimologicamente, sarà ammantata di purpureo tessuto. Candido ma acceso come la potenza dello Spirito Santo!

L’Italia è una donna maravigliosa, dolce, sincera, fertile, intelligente. È ricerca, follia, verità, matematica, scienza, sofia, libertà, responsabilità, timidezza, poesia, giustizia, intelligenza, apparenza, felicità. L’Italia è bellezza, noi italiani dobbiamo, mossi dal desiderio, amarla. Già unita nella cultura e nella lingua da secoli, la più bella descrizione del tricolore è fatta da Dante alla vista di Beatrice, ammaliato dal suo apparire. Una apparenza manifestazione della candida purezza, della pace, della speranza, dell’amore e della passione ardente per la patria. Ossia il suo velo bianco, la cinta verde come il manto e la sua veste rossa. Canto XXX Purgatorio ‘sovra candido vel cinta d’ ulivo/donna m’apparve sotto verde manto/vestita di color di fiamma viva’.

Anche se un giorno le nostre menti potranno illustrare e spiegare ogni cosa saranno sempre i nostri cuori a guidare le intuizioni ed a farci comprendere ciò che la mente spiega.

Tutti coloro che abbiamo incontrato quivi li abbiamo già incontrati nei diversi altrove paralleli, intrecciando rapporti differenti, ed assumendo essi ruoli altri nella nostra esistenza. Capiremo tutto quando giungeremo all’infinito!

Per ora qualche varco esistenziale lo scorgiamo, in qualche istante, brevissimo, in cui si manifestano pensieri che non riusciamo a elaborare ma che sappiamo esistono, nel lieve sussurro della musica accompagnata dal palpito delle parole dei cantori di Erato.

Nove sono i Varchi delle Muse e sette i Cantori Naviganti. Quattro Colonne reggono gli Universi.

L’esistenza del danaro e uno degli aspetti della atavica desacralizzazione.

La rivolta contro gli sciamani ed i loro scettri, la ribellione a Dio da parte dell’uomo che prese dell’erba da terra e la fece scettro.

Non preziosa né incensata. E nemmeno gesto umile fu. Ma Superbo, di lì si cadde nella Lussuria e nella bramosia, ovvio passaggio la avidità e la cupidigia.

Desimbolizzazione è desacralizzazione.

Il danaro è forma desacralizzata in quanto non ha attinenza al vero, è colto dal reale e svuotato di senso, etalagia, idolo al nulla. Contro la Natura ed il Divino, contro l’uomo che non è più libero sotto L’Egida di Dio ma schiavo del suo idoletto verde, del suo tesoro privo di bellezza e valore ma che tutto arroga di acquistare.

L’aramaico Mamon dal tibetano Mamo.

Uno, visibile.

Nel grande.

Uno due terzi di esso in tre, sè medesimo fattore-anima, fattura mezzo-corpo, estrinsecazione del fattore per mezzo della fattura – spirito.

Nel piccolo

Essere fattore, fattura corpo mezzo, spirito messaggio. Estrinsecazione attraverso tale processo, ossia manifestazione di esso: Apparenza

Altro terzo dell’uno. Ribelle. Nostalgia dell’ Uno stesso. Sempre in tre parti. Scimmiottamento del Fattore, Nulla ossia Non Essere. Fattura/Corpo, contro Amore e Bellezza. Spirito, Divisione.

Estrinsecazione del processo ossia manifestazione di esso, Etalagia

L’agire umano dovrebbe seguitare la Bellezza non l’Utilità.

Il canto XXV dell’Inferno è il punto più alto del male.

Il canto VIII del Paradiso il più alto del Bene.

Il canto I del Purgatorio quello autobiografico.

Nell’uno si manifesta il tempo, nell’altro l’eterno, nell’altro ancora l’angoscia del presente.

Arde il fuoco di Vesta riacceso mai sopito.

Riluce Misericordioso Lume, brilla l’Intelletto, alto raggio che dal cuore incendia l’umido del flemma. E scorre sorgivo mai esausto flusso aere, prometeo catena aquila divora in sé la collera.

Risplende sublimato riflesso e caldo e verde brina, musicato. Dal secondo al terzo al quinto. Settimo.

Viola nascosta, occhio celato, eterna memoria di ciò che sarà stato ed è vivendo verità di giorni prossimi venturi.

Per capire l’inferno occorre conoscere il paradiso.

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Ed a partire dal primo di cento in cinquanta, VIII inferno e XXV paradiso, alla guisa si seguisce, per ogni Canto il suo gemello.

Se ci sono chiarissimi e familiari i quadretti di vita vissuta come canti dell’inferno appartenenti a questa vita stessa, che è terrena, i pezzi con Mogol, purgatorio è ascesa- e già- illuminata da antico nuovissimo Lume, e con lino è il paradiso e c’è comunque alla fine un inedito altissimo accompagnato e poi ancora Lucio da solo che incanta tacito.

Trabocchi dalla maggior parte del Tutto benefica, trapunta di stelle e lasci foglio bianco il resto che è nulla a che sia riempito di bene dai sogni degli altri.

Quando un ricco si avvicina ad un essere umano vuole corromperlo o truffarlo.

Più spesso corromperlo per poi lasciarlo truffato senza difesa.

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