Nicola Manna presenta il suo ultimo lavoro “In Prima Linea” giovedì ore 17 presso i Giardini Rea di Via Caserta. Il neo-esistenzialismo della terra ancestrale e l’oniricità del robusto comunista pragmatico-tradizionalista e romantico-decadente

L’opera del Manna si presenta differente dai suoi precedenti saggi sulla Annunziata di carattere tecnico ove, purtuttavia, traspaiono le conoscenze e l’intelligenza tecnica dell’Istituto Barsanti di Pomigliano, da lui frequentato.

Annaffiato da una triplice prefazione, quella pregiata di don Giuseppe Gambardella, che coglie il Cattolicesimo Umanista di ispirazione bergogliana nelle sue parole a quella del Sindaco, professor Gianluca del Mastro, che ne coglie gli aspetti più storico esistenziali, descrivendo il rugby, che mai aveva praticato, col vetriolo e la meticolosità dello studioso. Per finire il ViceSindaco Edoardo Riccio, nato negli anni ’70, coglie tutte le sfumature dal terrorismo delle BR al Crollo del Muro di Berlino, alla follia della guerra Jugoslava , poi Tangentopoli ed infine la politica imprenditoriale e post-ideologica di imprenditori ed altri movimenti sorti alla Americana.

Il racconto comincia all’Itis, anni ’70, giovani adolescenti, tra cui Nicola Manna detto Scoglio e attecchisce grazie a docenti quali Giuseppe Leone. Quel rugby ove la palla è ovale perché non si infila vincendo, ma si condivide al traguardo, in uno spirito di fratellanza si passa all’indietro e non in avanti, lo sport dell’amicizia.

Il  rugby pomilio ha un suo rapporto tra giocatore e terra di carattere ancestrale, studenti, falegnami, agricoltori, riconoscono la terra ora se4cca ora dura, ora fangosa.

E poi i Tre Tempi, quelli del Padre e dei suoi insegnamenti, quelli del Figlio che assiste, quello dopo la partita, ove si condividono, spalla a spalla, tra compagni di ambo le squadre goliardie e discorsi da simposio contadino, più classi sociali unite, il rugby è comunismo, condivisione. Compagni, che condividono il pane, come il militante del PC, poi del DS e poi del PD che nega il favore ad un compagno licenziato e, per una sorta di karma, bilanciamento cosmico per rifiuto degli ideali, finisce sotto inchiesta. Una storia degna della politica dantesca, del Ghibellin fuggiasco.

E poi la fratellanza tra Pilone Sinistro, Tallonatore e Pilone Destro un essere mitologico a tre teste e sei gambe che rischia  tutto, ove ciascuno rischia tutto per il compagno, contro gli avversari ed il loro essere multiforme alter ego.

Poi il racconto delle vacanze ischitane, dei primi flirt con Anna, dei tuffi dal ponte aragonese.

E un altro sport, la bici, una donna per cui vale la pena scrivere poesia. Le escursioni in Irpinia come tra draghi fiumi, principesse dell’Ariosto.

Imparando sentieri e confini di città

E un’altra vacanza più recente, ad Ibiza, terra dei giovani e del divertimento sfrenato   ma anche la catalana Eveizza, patrimonio dell’UNESCO con uno splendido Castello ed una suggestiva Cattedrale Gotica.

Una Ibiza che rappresenta due anime di uno spirito tormentato di poeta maledetto.

Questa la prima parte del libro, la seconda e la terza sono un microcosmo minimale ascetico ove il pensiero poetico non ripudia la realtà, una realtà non solo Agostiniana ma Scolastica, da Martain a Tommaso d’Aquino si giunge ad Aristotele, interrogandosi sul vero senso della umanità, parlando di Teodora, regina, come della Maddalena.

Tutto ciò con una forza pulsiva che tende all’assoluto nostalgico nei sogni, ove non c’è sofferenza nel ricordo. Come imparato dal protagonista del racconto “Aldilà”, e come nei due racconti sull’Amore, che con la sua Forza è pari e superiore ad un tempo, solo alla Morte-citata tra l’altro nel Cantico ei Cantici, massimo libro d’Amore biblico-.  E poi la Follia, un viaggio tra le mura di un manicomio, una clinica psichiatrica, ove si legge la nostalgia delle piccole cose, Carmine che vide la madre morire nel Secondo Conflitto Bellico Mondiale, Assuntina che vuole sempre Zeppole ed Enzo morto in manicomio.

Con quest’ultimo scritto potremmo dire non si perde di mira la realtà e l’ideologia non rappresenta solo un ideale astratto ma qualcosa di concreto di cui noi italiani e non solo abbiamo profondamente bisogno.

L’idealismo no è asservimento ma lotta, lotta che può farsi anche esercitando, seguendo il Vangelo, la Buona Novella, la propria professione o con atti improntati al sociale per essere, divenire, veri amici, veri cittadini, veri compagni in una ottica Comunitaria.

Come nel Rugby.

dottor Giovanni Di Rubba

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