Etereismo et Oltrismo. Legami possibili col Connettivismo, con particolare riguardo alla didattica

  1. Oltrismo, movimento artistico che cerca l’Aromonia. L’inquadratura di Selendichter, etereista

 

L’uomo si trova oggi più che mai immerso in un nichilismo statico ed in una vacuità esistenziale che tuttavia vengono vissute nella loro pochezza e disespressione estetica. Il pregiudizio ed una ricerca del bello scarno, che tramuta l’apparenza in vezzo egoico, rendendola spura dal suo significato primordiale, stanno portando gli esseri umani ad una scansione distruttiva rapida e voluttuosa dell’esistente. L’epoca attuale, quella che dal 2001 è divenuta l’”Epoca Cibernetica”, spazzando via ogni rimasuglio di quella “Contemporanea”, oramai chiusasi in un claudicante Novecento, spento prematuro con la caduta del “Muro di Berlino” e apertosi con la decadenza morale e pochezza di valori che, reduci di una battaglia con noi stessi, sia avverte imponente. C’è un eccesso di notizie, reperibili in quantità ingente sul web ed una pressoché totale mancanza di riflessione. La rappresentazione grafica del Maestro Sarossa, fondatore e massimo esponente dell’Oltrismo, corrente che da sempre cerca una “quarta via”, la possibilità dell’uomo di essere differente dall’inanimato non per coscienza ed identità ma per l’agire irrazionale, è in tal guisa esemplare. L’ agire irrazionale, alla base della natura umana, l’ essere contro la natura stessa e, in un agire fuori da logiche darwiniane e strettamente sociali, dall’homo homini lupus di hobbesiana memoria, rende l’uomo pensante comunitario, trovando nel donare sé incondizionatamente e irrazionalmente all’altro la sua ragion d’essere e la sua evoluzione da individuo a persona, tale perché si riconosce solo nelle formazioni sociali, nell’incontro, nella condivisione. L’epoca cibernetica sta facendo regredire l’uomo alla dimensione di “homo videns”, che guarda e osserva con curiosità di comare e non vero e proprio spirito di ricerca, che in un periodo di totale crisi economica cerca disperatamente il modello ultimo di IPhone, la macchina all’ultimo grido, reificandosi in maniera feticista non ad immagini soprannaturali o a figure di culto, ma ad emblemi della divinità del pecunio. Scarno, mediocrizzato, reso impotente da logiche di concorrenza, oramai date per rate, certe, ed incontrovertibili, da situazioni di precarietà prima ancora esistenziale che sociale ed economica, non trova sé e cerca ovunque le vie dell’oblio, rimandando a poi l’esistenza, sospeso nel limbo del godimento fine non più nemmanco a sé stesso, ma al mercinomio, alla moneta sonante. Alcune costanti delle opere artistiche oltriste sono la rappresentazione di una terra, spesso brulla, infondata, non coltivata, arsa dallo sfruttamento, è a tutti gli effetti l’inferno dell’uomo di oggi, morto tra morti, lobotomizzato da stendardi economici, dal consumismo, dallo sfrenato capitalismo. Nulla è, nulla salva, nulla germoglia,  neanche una Ginestra vesuviana di Leopardiana memoria. Il mondo è immerso dalla malvagità, la giustizia terrena sempre più distante da quella divina, sorge disperato un grido smorto,  “eloi eloi lama sabachthani”. Il Dio misericordioso che ha affidato a noi un giardino, si ritrova tra le mani un deserto. Aspro il cammino, tanti gli ostacoli, non solo e non più lontani, non solo i monti, che ci chiudono nel nostro mondo ma ci danno la speranza di un altrove migliore, tanti anche gli ispidi poggi, sul terreno, a noi vicini, non insormontabili ma infidamente acuminati. I monti hanno una duplice funzione allegorica, rappresentano i nostri limiti, quelli da superare per andare altrove, spiccare il volo e trovare finalmente noi stessi. Un muretto facile da oltrepassare ci riporta a quella asprosa situazione dell’esistente. Il Dio misericordioso è lì da qualche parte, oltre i monti, ma noi lo abbiamo dimenticato, lui, che era ed è a nostra immagine e simiglianza, è stato trasformato e modellato a nostro piacere, reso la vendicativa divinità veterotestamentaria, peggio, esaltazione dello sciupio, reso il terribile Kronos, identificabile con Crono, lo spaventoso Baal padrone del tempo, padrone della finitezza, nobile di alto rango della sfioritura del nostro mondo, serpe che vuole far credere che l’uomo sia destinato a soccombere, a perire, ad invecchiare, e , con esso, la caduca natura stessa. Ma la speranza tenue resta, una sfera, simbolo del divino perfetto perché irrazionalmente macchiato dall’errore evolutivo, dall’apertura spirituale alla realtà sovrasensibili, iperuranica, tensione d’assoluto, profumo d’ infinito. La sfera è l’ultimo dono offertoci da Dio, dalla Madre Terra, padrona di ogni sapienza, regina di ogni umiltà. Al di là di egoismi e danaro tale sapienza umile, tale desiderio imprescindibile di un nostro alius sublime più che perfetto, bello solo perché buono, è la nostra ultima ancora, la nostra salvezza, il nostro donarci all’eternità, perché il tempo, la vecchiezza, la morte, non sono che illusioni e siamo noi a sceglierle, siamo noi liberamente a decidere di essere preda della mediocre brama di danaro e potere. Unica ed ultima salvezza per il genere umano è squarciare questa illusione di perimento e, uniti in un unico abbraccio, aprirci alla sapienza, e per far ciò occorre l’amore, solo un cuore innamorato cerca incessantemente la sapienza, sotto forma di bellezza, vera ed unica bellezza possibile. D’altronde il desertico ocra dei colori rappresenta il deserto, da sempre simbolo di un cammino di sofferenza e rinunce per raggiungere la purificazione, ed in altre rappresentazioni anche il mare rappresenta tale percorso di ascesi ed illuminazione spirituale, superare il metilene degli abissi, accedere al cobalto delle prove, giungere finalmente al turchino della grazia. E, l’eterno amore che tutto move, può portarci al di fuori delle nostre sofferenze, aprirci a noi stessi e agli altri col coraggio di cambiare, di accettare ogni vessazione e patimento come transito verso un giardino pullulante di fiori germogliati asciutti, un paradiso lezioso e candido, un al di là da sé che, conservando nel nostro animo la predisposizione e l’incessante desiderio di ricerca, potrà farci intuire, già qui ed ora, da subito, illuminati dallo spirito del mutamento, l’essenza del divino.

 

  1. Legami dell’Etereismo con l’Oltrismo, letteratura e musica da un lato, arte dall’altro

 

E che strumenti utilizza l’Oltrismo, come corrente artistica, per aprire l’uomo alla spiritualità? Ossia, meglio, per indicare la strada al fruitore, che poi avrà un sua personalissima evoluzione, meglio se universale, cattolica, ove per religiosità cattolica si intende una visione del mondo comunitaria e spirituale contrapposta sia all’edonismo filoprotestante e laico-ateo, sia al fanatismo settario religioso, sia anche ad una spiritualità egoistica, come quella della new age, o quella della interpretazione gnostica o di dottrine orientali contaminata e fuorviante, che colloca la perfezione individuale esulata dalla evoluzione degli altri essenti, e per ciò stesso è mercinomio dilettantistico della spiritualità stessa. Esso si colloca come avanguardia di questo Nuovo Millennio, nasce dalle ceneri ancora pullulanti degli ultimi gridi di alternatività e ricupera questa apertura nuovissima alla spiritualità ma traendone il meglio, il risvolto illuminante. Da un lato le culture urbane, dark, tardo punk, “punkabbestia”, di un vivere cinicamente ma assurgendo a grazia con la visione comunitaristica del mondo. Si tratta di visioni che, ad inizio Millennio, sono andate di pari passo con quelle no-global, che furono l’ultimo grido del comunitarismo, l’ultimo grido per un cambiamento epocale che non ci fu, non solo da un punto di vista artistico letterario (hacker art, cyberpunk, connettivismo), ma anche musicale (rimasugli di rap, dub, raggamuffin, reggae; Almanegretta e 99posse ad esempio).  Rifiutavano categoricamente una globalità solo economica. E ci avevano visto bene, dato il palese fallimento dell’Europa unita e serva del denaro e delle libertà di basso livello, che isola tutelandolo l’individuo, ma allo stesso tempo lo spersonalizza, distrugge ogni realizzazione nelle formazioni sociali ed ogni diritto alla dignità sotto il vessillo di una libertà che prescinde dall’amore e che per tali motivi è libertina-ma egoica-, liberale e terribilmente liberista.  Sullo stesso filone si collega al cyberpunk, alla hacker art, alla cultura digitale, così come è nata, per contrapporsi ad un eventuale distopico e discronico mondo governato da privatissime multinazionali ed ove, il progetto fluxus, gli happening e la concezione di un’arte in divenire ove tutti con il loro contributo dessero forma ad opere in fieri e sempre aperte. Ricupera poi dalla cultura gotica l’interesse alla sfera eterea e sovrumana dell’uomo. Cogliere l’etereo della figura femminile, esaltazione dell’essere, colma di grazia, via d’ascesi, guida e cammino ad un tempo. l’evoluzione del gothic culture ha portato me, Giovanni, a collocarmi nell’Etereismo, movimento poetico che coglie questa essenza e la manifesta. D’altronde tracce di Etereismo si colgono anche in tante giovani poetesse soprattutto, di questa seconda decade, nate e cresciute sotto gli influssi dell’eterico millennio. Tania Santurbano Stetari e Carmela Santulli, per esempio, che cercano con immane sazietà il frammento etereo del divino in una corporalità talora esasperata, spiazzante e pullulante, come a dire scintille divine nella perdizione, speranza ultimo che la voce che è carne vibri sospesa verso paradisi della pienissima vacuità colmante del trasparente, oltre il velo di Maya.  Aderendo in pieno all’Oltrismo, io Giovanni, tendo di dare la mia voce, nei commenti alle opere dei suoi esponenti, all’oltristico Astrattismo Onirico e Cosmico di Antonio Marchese, così come al Primitivismo Postatomico di Sergio Sperlongano, alias Gost, o al Paesaggismo Partenopeo Simbolico di Lino Chiaramonte, alias Pach, sottolineando questa visione, apertura, interpretazione, esegesi. Cogliendo l’etereo dall’arte, come ho sempre fatto non solo per l’Oltrismo, cui sono onorato di appartenere, ma anche per la musica e per altri movimenti artistici, per l’arte tutta, che è e sempre sarà impronta del divino, mano di un artefice, artista, che a simiglianza di Dio crea il bello, una bellezza che può essere contemplata solo ad un cuore innamorato, “al cor gentile rempaira sempre amor”. L’amore, che è cortese, che è gentile, cerca incessantemente questa bellezza perché, in essa, trova la bontà, la grazia, il kalos kai agathos. A tal riguardo esemplare è che il Maestro Sarossa in primis utilizzi le categorie liberali, il trivio, grammatica, rettorica e dialettica, ed il quadrivio, algebra, geometria, musica e astrologia. Cogliendo in ciò, sapientemente, una connessione tra la nuovissima comunità che va formandosi e le arti liberali. Così come altre categorie del mondo cortese, della lirica provenzale, siciliana e toscana e stilnovistica. Ed infine l’apertura alla new age, a questo sempre maggiore interesse per i giovani ed i giovanissimi ed anche gli adolescenti per queste realtà spirituali, in un mondo che sta rimettendo in discussione tutte le certezze scienziste e positiviste dell’ottocento e del novecento in una ottica nuova,  complici molti ritrovamenti archelogici, soprattutto monoliti- d’altronde cos’è la sfera delle rappresentazioni di Sarossa se non un monolite- nonché scritture rupestri, ritrovamenti fossili, e via discorrendo. E complice anche una lettura diversa dei testi sacri ed un nuovo sincretismo, nuove teorie che collocano viaggi spaziotemporali ed/od alieni (tipo gli annunaki sumeri, per non parlare di rettiliani, linee di sangue, etc. ) come donatori di conoscenza e civiltà, confondendo spesso entità spiritiche, angeliche o demoniache, con esseri viventi in carne ed ossa. Certo roba vecchia, fantascienza anni Settanta, ma che tramite la rete porta i ragazzi soprattutto ad interrogarsi sui quesiti che da sempre affascinano l’umanità, chi siamo, da dove veniamo, qual è il nostro ruolo nell’universo, nel cosmo. Interrogativi che, a partire dall’età del materialismo iniziata nel 1600 circa, erano stati volta per volta spiegati razionalmente, assurgendo persino l’anima ad oggetto di studio empirico attraverso le neuroscienze, la neuropsichiatria e la psicologia. E tutto sembrava chiaro, palese, anche nella fisica, allocata in precisi schemi galileiani-newtoniani prima, poi corretti con le relatività einsteiniane. Ma a partire dallo squarcio della fisica quantistica, della necessità si concepire la realtà solo come oggetto di percezione nostra e non come realtà data per rata e definita e quindi solo misurabile, si spalanca un nuovo mondo, una liberazione, un ritorno alla spiritualità. L’Oltrismo, come corrente artistica d’avanguardia, apre una di queste porte, con la fruizione del bello e l’esaltazione della gnosi. Una corrente spirituale, una orma piccola di Dio che porta l’animo nostro a luccicare ed ad interrogarsi, L’Oltrismo è tutto questo, e come il mio Etereismo utilizza la parola per aprire varchi, così l’Oltrismo utilizza le arti figurative.

E passo alla musica arte somma ed il tramite prediletto per l’ascesi. Noi un giorno canteremo assieme innanzi al volto unico e trino di Dio.  La musica è l’arte per eccellenza e gli esempi a sostegno di tale visione risultano da pensieri condivisi da gran parte della tradizione esoterica, neoplatonica, caldaica, alessandrina, pitagorica, gnostica, catara, provenzale e, perché no, anche giudaico cristiana. Ricordiamo che lo scopo ultimo del credo cattolico come di quello scismatico ed eretico si poggia sulla contemplazione dell’empireo e della sostanza femminile di Dio riscontrabile nella Candida Rosa o, che dir si voglia, nella Rosa Mistica. E’ evidente tuttavia la triplicità della visione femminile, triplicità che da secoli è stata scissa ma che conduce, tuttavia ad un’origine indivisa. Quella di donna Madre, senz’altro presentissima in culture anche paleolitiche, la classica Venere gravida o la Santa Madre, quella di donna angelo ispiratrice, riconducibile probabilmente a Lilith, e quella di genitrice della divinità ed assunta a sostanza non pienamente umana e non pienamente divina, tipico della Santa Madre. Anche gli stessi ebrei, d’altronde, in passi come il Cantico dei Cantici, nei Salmi di Davide,  nei libri inerenti l’epoca del Giudice Salomone, nonché nei testi del Libro della Formazione e attraverso la tradizione cabalista danno risalto alla musica come via di ascensione verso il divino sia direttamente che, come nel caso della numerologia, indirettamente. Tutti sanno, ad esempio, che la prime notazioni musicali erano espresse in numeri, come talora avviene tutt’oggi . Ma al di là di ciò vi sono tradizioni in tal senso anche nel medio ed estremo Oriente, dai credi islamici e in particolar riguardo alla tradizione pacifistica sufi, per non parlare poi dei raga indiani e dei mantra, preghiere di tipo musicale e che rasentano, per certi versi la psichedelica. Anche in epoche più recenti, a partire da Kandinsky e dall’astrattismo, dai più grandi surrealisti e soprattutto dai dadaisti questo binomio è ben saldo, l’arte visiva per sinestesia può e anzi deve essere percepita più che osservata ed analizzata, percepita soprattutto attribuendo suono ai colori ed alle immagini.

Discorso analogo può farsi con la scrittura, specie di matrice poetica o proso-poetica. I cantori, i narra-storie, i giullari, erano musici e poeti, il racconto aveva senso e delizia solo se ricoperto dal magico manto della musica. Ciò proseguì anche con i Canti Gregoriani, con i madrigali passando per le canzoni (che poi la canzone è d’altronde la lirica per eccellenza soprattutto tra ‘200 e ‘300). Anche se dal settecento i poeti sono stati sostituiti dai librettisti per poi sfociare nei moderni parolieri, la poesia non ha mai perso la sua vena, appunto, lirica. Già nell’Ottocento, pur perdendo apparentemente questo legame, la metrica italiana, così come qualunque metrica, ha più attinenza alla musica e alla matematica che non alla letteratura sic et simpliciter, la quale è il contenuto ma non il contenente. E che dire poi del simbolismo soprattutto francese, degli echetti futuristi, dei lamenti esistenzialisti. L’arte, intesa in senso assoluto, è soprattutto, essenzialmente e inscindibilmente musica e la musica è la via di accesso ad una realtà trascendente. D’altronde per quasi tutte le culture, anche quella Cristiano Cattolico che in occidente ha avuto il massimo studio estetico a partire dalla Scolastica, dopo la morte il Paradiso non è altro che contemplazione di Dio mediante cori angelici. La musica resta come amore nell’aldilà, qui sulla terra rimane come armonia di sfere assieme al contenitore, il corpo, destinato a divenire polvere. Aggiungo, anche e forse soprattutto in Italia la musica negli ultimi tempi sta tornando al servizio del divino, e ben può collocarsi in esso. A partire da Lucio Battisti, dalle cui musiche traspariva una continua ed incessante ricerca artistica che non poteva non essere spirituale. E la scelta dei testi, prima di Mogol e poi di Velezia per finire con l’apoteosi di Pasquale Panella, non sono altro che una conferma. La musica di Lucio guidava i testi, sia se composta prima sia se ad essa adattata. Come maieuta  socratico cacciò fuori da Mogol ambientalismo, panteismo, panpsichismo, panismo, da Velezia leggeri e  profondissimi testi in bilico tra new age ed illuminismo, tra scienza naturale viva e pulsante, orma degli interessi di Lucio e spiritualità di certi livelli tessuta con mani sapienti da Grazia Letizia Veronesi. Da Pasquale Panella un lavoro che non possiamo definire qui brevemente, ma che ho già fatto, indegnamente ed in maniera incompleta, altrove e che ridà dignità alla donna, ma una dignità eterea da un lato, dottrinale dall’altro, e la pone al centro di una apoteosi del proprio archetipo, con conoscenze ed influssi dalla lirica cortese e amorosa ai decadenti francesi, a Sanguinetti ed alla teatralità di Carmelo Bene,  Beckett e Pirandello. Oggi tale ricerca musicale illuminata prosegue, restando in Italia, con Giovanni Lindo Ferretti dal punk sempre fedele alla linea, spiritual comunistica prima e cattobarbarica ora, con Carmen Consoli femminismo che fonde nella sua produzione atti d’isterica rabbia, ribellioni pulsanti e pulsionali con momenti di profondissimo lirismo, Max Gazzè e l’etereismo talora galattico ed immanente, descrittivo e sublime del paradosso, con i Baustelle profondissimi indagatori dell’umana alternatività e conoscitori dei meandri oscuri della prima, media e tardo adolescenza e del disagio, apportando un contributo ed un candidissimo odore di rovi ardenti nell’esistenzialismo a tratti materialmente spirituale, con Alessandra Amoroso ed i suoi racconti a primo ascolto leggeri ma che segnano con garbo e con una voce vividissima le dolci sfumature amorose dei ragazzi degli anni’10, con Annalisa, Malika Ajane, che seguono un filone personalissimo e seduttivo, con  Nathalie Giannitrapani e la sua musica colta e complessa che dialoga con la nostra intimità più profonda, con Franco Battiato che da sempre è in bilico tra misticismo e ssperimentazioni-e non è detto che sia un bilico ma l’uno completa l’altro o ne è parte integrante, o parte minuta ma essenziale-. Ed anche la musica assume questa connotazione Oltrista, seguendo, come le mie liriche cercano di fare, vibrazioni eteree per giungere, tramite l’etereo ad una spiritualità nuova, all’Oltre.

 

  1. Connettivismo e Didattica, analogia con l’Etereismo e con l’Oltrismo

 

E veniamo alla didattica ed ai legami dell’Oltrismo artistico, fondato da Sarossa e dell’Etereismo mio, di Giovanni, con il Connettivismo. Come accennato il progetto fluxus e di arte condivisa, in particolare lirica e prosolirica ha segnato in maniera pressante, soprattutto nel secondo lustro degli anni’00 di questo Nuovo Millennio, lo strumento attraverso il quale l’allievo si approccia allo studio, alla ricerca. Ma la scarnezza e la molteplicità di informazioni reperite portano ad una duplice problematica. La prima di rilievo maggiore, l’estrema sinteticità della conoscenza, l’eccessiva semplificazione e riduzione ad algoritmo della cultura umanista e scientifica. Si fa dello scheletro il risultato e non il mezzo, lo strumento. Ciò ha tradito le speranze di reciproca crescita sognate negli anni ’90 ed ad inizio millennio, in quanto non ciascuno ha dato contributo, ma ciascuno si è adeguato al sistema multimediale. L’uso di internet è stato disatteso, lo strumento attraverso il quale potevamo accrescere le nostre conoscenze è divenuto -come la televisione di “regime politico” del dopoguerra e quella di ”regime economico-commerciale” dagli anni ’80 ad oggi- è divenuto mezzo di appiattimento delle coscienze, e ciò dovrebbe essere un campanello d’allarme per certi movimenti politici, come i pentastellati italiani. L’unico modo per accrescere la cultura, dare un nostro contributo, è attraverso, paradossalmente, la seconda problematica che può risolversi. L’errore. Quando si dice insegniamo ai discenti a pensare dobbiamo lasciarli anarchici alla loro curiosità, pronti a stravolgere e creare solo sbagliando, modificando, rendendo etereo il sapere. Ecco la “Teoria dell’Errore”, l’eccezione non conferma la regola ma la logora man mano e la innova, la mutazione sfavorevole è quella che prevarrà nel ciclo evolutivo, il nostro daomani è nelle mutazioni sfavorevoli, negli errori innovanti. Siamo, dicevo, in un’epoca nuova che si apre, la spirituale, che coincide con la cibernetica, e solo attraverso la didattica cibernetica etereisticamente intesa potremmo contribuire alla crescita culturale delle future generazioni, non standardizzata. L’arte latu sensu, la scrittura in primis, deve spronare i discenti a modificare il già dato per rato. Come gli amanuensi medioevali noi dobbiamo partire da un testo ed insegnare agli studenti a “glossare”, e a “glossare glissando poeticamente, con grazia”. Il medioevo è l’epoca della spiritualità, dove non si è solo preservata la cultura classica, ma si è creato, innovato, in maniera non manierista. Per certi versi, e parlo della filosofia e teologia, e delle scienze naturali, si è dato il contributo più alto all’universo ed all’umanità. Dai benedettini a Dante, da Agostino a Tommaso, passando per Alberto, neoplatonismo, eresia, provenzali, cicli cavallereschi, rinascimento. Dopo il rinascimento, ed a causa forse di questa vivacità culturale, la riforma protestante: la scienza si è positivizzata come la religione, divenuta un ateismo ortodosso individualista ed escludente l’altro più che un pluralista comunitarismo che connota la persona e si apre all’altro, adattando deduttivamente, glossando, glissando. Il tutto coincidente con la morte dell’ultimo innovatore Giordano Bruno. Seguendo il pensiero del ”Nolano” l’epoca del materialismo 1600-2001 circa, non si sarebbe posta in essere, secondo contributo, Friedrich Nietzsche. Ecco due pensatori cardine, ecco che attraverso l’etereismo l’esistenzialismo non viene ad essere nichilismo heideggeriano o sartiano ma etereo, riprendendo il valore del femmineo, non dal punto di vista materiale, materialista, come gli estremismi dei movimenti femministi, ma in maniera più profonda, squarciando il velo di Maya e scoprendo un noumeno non ideale, hegeliano, ma poetico nella sua essenza eterea.

Gli studenti, educhiamoli ad essere glossatori glissanti e non copiatori-incollatori fedeli. Per far questo non usiamo enciclopedie del web ma blog, piattaforme libere, ove leggendo ad esempio Leopardi lo si glossi e si contribuisca ad accrescere il suo pensiero, ove studiando la struttura delle cellule si glossi e si stimoli alla ricerca dell’ignoto, qui è la base cellulare, tu studente la vedi e prima ancora di impararla a memoria leggendone la struttura postula quesiti, fatti domande, innova, proponi, anche sbagliando, e scrivi tutto, a che il sapere accresca. E scrivi poeticamente di biologia e di chimica, sviluppa quello che l’essere umano ha da sempre, e che ha reso soprattutto gli italiani geniali in tutti i campi, l’intuizione. Quando mandi a memoria qualcosa parti dal presupposto che ciò che studi sia una cazzata, che i giganti su cui sei alle spalle sono superati, arcaici e petulanti, e con leggiadria riponiti sulle loro spalle, con rispetto ma senza essere saprofita sii loro parassita e senza distruggere reinventa, e distruggendo scopri il nuove, l’oltre, l’armonia. Dopo deduci, prima intuisci, prima ancora non credere a nulla. Lo ripeto, tutto ciò che vedi e studi è falso, la verità è in te, gli antichi possono averla scorta, ma tu sii originale. Non sei tabula rasa, il docente è il maieuta, ma superalo per non essere influenzato. Impara dai maestri e subito dopo uccidine le idee per non cadere nel complesso di Telemaco, statico, ma circondati di Maestri e cogline il meglio, diffidando sempre di loro. Blog e piattaforme comuni, noi non abbiamo da insegnare voi avete tanto da scrivere, discenti, tanto da glossare con i vostri giovanili ardori, rendeteli eroici furori. Qualsiasi professione o mestiere non è mera tecnica ma anche e soprattutto arte e muovetevi liberamente nell’arte delle vostre professioni o mestieri ma creando, in più, anche una vostra tecnica, che è diversa da quella di un altro e che, come l’arte che ne consegue, è già dentro di voi, non tabula rasa siete, né dentro di voi c’è uno specchio recettivo, ciò che credete di apprendere con l’esperienza non lo apprendete, siete voi a generarlo, col vostro sublime, armonico, aggraziato, poetico, spirituale  pensiero.

 

 

  1. Appunti finali Etereismo, Oltrismo, Connettivismo

 

L’Etereismo  utilizza soprattutto il genere lirico o la prosa lirica, negli ultimi tre anni mi sono prestato al commento delle opere degli artisti dell’Oltrismo fondato dal maestro  Salvatore D’Auria, in arte Sarossa.

Io seguo sempre la tendenza, quella che da vent’anni circa, da quando mi sono affacciato nell’età del discernimento, ho sviluppato, “etereista” cioè.  Cerco l’essenza nell’apparenza, nella fugacità, nell’attimo dell’immagine, cerco l’etereo delle cose, degli essenti, cerco la scintilla spirituale, il “noumeno artistico”, la percezione di una luccicanza d’assoluto. Sia quando commento un’opera sia quando scrivo di mio.  Storicamente, dicevo, credo si sia chiusa un’epoca, quella del materialismo, iniziata nel 1600, e che dagli albori di questo millennio, man mano, se ne stia imponendo un’altra, complice anche la cibernetica, il web, che paradossalmente ci riportano ad una dimensione effimera del concreto. Io scrivo da quasi vent’anni, e sto notando che nella poesia, di cui mi occupo, nell’arte, di cui casualmente mi sono trovato a commentare qualcosa, questa esigenza di spiritualità, questa essenza di spiritualità anche. Nei giovani, negli adolescenti, nel nuovo modo di riproporsi di quelle che chiamano, ingiustamente, subculture, le culture urbane. Questa è una nuova via, anzi forse antica, di ritorno alla spiritualità. E lo scorgo il desiderio in tante poetesse e poeti della mia classe’85, ma anche e soprattutto nelle classi successive, novanta, o nei nati a ridosso del secolo. E l’ho scorto nel movimento artistico dell’Oltrismo.

Credo che la poesia, l’arte, abbia bisogno di una svolta che sta già avvenendo ma a cui la cultura ufficiale non dà spazio. E credo collegamenti col Connettivismo e con la letteratura Cyberpunk ci siano, essendo stato quello il punto da cui sono partito per creare cose nuove, cose che ho ritrovato nell’arte, nel caso di specie nell’Oltrismo, e nella poesia, così come in certa musica. C’è un Novum Organum, che è l’Etereismo per la letteratura e la musica, che è l’Oltrismo, nell’arte, che a mio avviso merita di emergere. I famosi nuovi ismi, che tanto mancano ufficialmente per la cultura dopo il postmoderno, ci sono, vivi e pulsanti, in tanti giovani come me e in tanti ancora più giovani.

Non si tratta di Massoneria Cattolica. Associare i due termini è un bell’ossimoro, non lo userei. Non lo userei perché la Massoneria, moderna e contemporanea, di qualsiasi “colore”, e per colore intendo rito, è frutto della Riforma Protestante, che cagiono come inizio dell’epoca del materialismo. Direi più gnosi cattolica, conoscenza ad orientamento cattolico, aperta a tutti. La massoneria, anche quella risorgimentale, non appartiene al mio, di Giovanni, al nostro anzi, modo di inquadrare le cose, al nostro modo di descriverle, non appartiene a me. Fatta questa precisazione, sì, il cattolicesimo è l’elemento essenziale ed innegabile di questo pensiero. Gli insegnamenti del passato premoderno e postantico -proprio non mi piace dire medioevo, diciamo evo cristiano, evo spirituale, non solo di matrice cristiana- è innegabilmente fondante, ma mettendo da parte preconcetti. E’ stata quella un’epoca spirituale e di evoluzione in tutto il globo. Il Nuovo Mondo, quello del Sud, sorprendeva gli studiosi di Salamanca e la Seconda Scolastica tutta, per le grosse affinità tra credenze indios e cattoliche, ci fu una forte integrazione, cosa non avvenuta magari in USA. Lì ugualmente c’era un substrato spirituale ma si è imposto un laicismo ateo protestante. La grandezza di questo periodo è la spiritualità, lo ripeto. E se analizziamo diverse credenze di diversi antichi popoli, non per forza giudaici, tutti concordano nel dire che questa che è iniziata è la epoca della nuova spiritualità, da oriente ad occidente, il calendario Maya è solo un esempio, inutile elencarne gli altri.

Ecco, vedi, già dal ‘68 è iniziato a muoversi qualcosa, quella che molti chiamano potere occulto, altri massoneria o tanti epiteti ancora, e ce ne sono, come la intendo io è non per forza di cose un gruppo di persone, ma un idea che sostituisce l’uomo a Dio, che elimina dall’essere umano la sua divinità e che ha dominato dal ‘600 in poi. Aprirsi ad una nuova spiritualità, come affermavo, è favorire l’intuizione, favorire la scintilla creativa, favorire l’emergere del sé profondo e imporsi come sé.

Guarda, l’epoca materialista è l’epoca categorica, chiusa allo spirito, curvata nella materia. La scienza newtoniana ed in parte quella einsteiniana stanno essendo smentite dalle nuove scoperte della fisica quantistica. Non si può parlare solo di materia e di mente. Il discente, l’allievo, deve aprirsi a sé. E’ un processo già in atto, già partito, dal ’68, ma anche prima, Nietzsche, Jung, tuttavia è in questo periodo che ha la necessità di imporsi, è in questo periodo che la scienza e la cibernetica possono favorirlo. La parte finale della creatività che precede la catalogazione e che poi creativamente la riformula la innova senza mai cancellare ma sempre aggiungendo, sempre conservando, glossando.

Paradossalmente Popper, il principio di falsificazione, è un po’ vetusto, così come interpretato dalla scienza, ma è effettivamente vero se non se ne tradisce il senso, la singola parola. Nulla è falso e tutto ciò che è pensabile è esistibile. Questa la frase che io, Giovanni, dico sempre. Di ogni teoria bisogna cogliere il buono, il pensiero umano è sempre proteso al buono, alla realizzazione del bene, il male non è assenza di ragione ma assenza di cuore, assenza di amore, che è la naturale inclinazione umana. Quanto più il nostro pensiero è splendido tanto più la materialità, la nostra, ci spinge a pervertirlo. Ecco la violenza, ecco la sua radice. L’attaccarsi, l’essere attratti dalla materia e non dallo spirito. Ma la materia non è il male ma lo strumento attraverso il quale la nostra anima si manifesta per il tramite dello spirito. Ecco la trinità dell’uomo, degli essenti, finanche dei minerali e dei metalli. Noi dobbiamo armonicamente far sì che la materia estrinsechi la nostra anima per tramite dello spirito, e non far parlare solo l’uno o l’altro, se no, altrimenti, così, si genera il male, quello che noi chiamiamo male. Ecco perché non rinnegare la spiritualità, che è sempre stata presente e che sempre lo è e lo sarà, ma che purtroppo è messa a tacere. Ammutolita dal nostro essere individui e non persone, dal nostro non ascoltare noi stessi. Qui la didattica interviene e qui ho apprezzato molto il Connettivismo, il favorire l’intuizione. Siamo in una epoca in cui c’è la possibilità di far agire armonicamente anima, corpo e spirito. Se vogliamo l’età precristiana è quella dell’anima, il cosiddetto medioevo l’epoca dello spirito, dal ‘600 quello della materia. E’ giunto il tempo della spiritualità, dell’interazione tra questi nostri “poteri”, tra questi nostri “agenti”, tra queste nostre risorse, talenti. E’ questa l’epoca della consapevolezza. Consapevolezza e non segretezza, non  massoneria, tutt’altro.

Dicevo, il Connettivismo dà questo impulso e perciò mi è piaciuto. Il web è una risorsa per la cultura, per stimolare il nostro Io interiore. L’ approccio didattico connettivista, il principio di collaborazione ipertestuale, possono valorizzare la spiritualità di ogni persona, la nostra reciproca crescita.

Ho scritto come se parlassi, che belli gli errori di battitura, un giorno comprerò una tastiera vecchia, quelle con i tasti a debita distanza tra loro e tanto rumorosa, il romore lieto dell’arte, il suono come da tastiera, la musica delle parole, la soavità dell’armonia che si manifesta e che è e sarà, perché lo è sempre stato. Tutto cambia in mutamento statico.

Ancora. Mi appassiona, ho detto dicevo e dico, la didattica Connettivista. Ed il legame con la fantascienza ed il cyberpunk del movimento, nato a firma di Sandro Battisti, di Giovanni De Matteo e di Marco Milani con il celebre Manifesto di fine 2004. Sazierò una mia lacuna con la lettura in primis dello stuzzicante, sicuramente stuzzicante, “Impero”di San Zoon Bat.  Leggendo in comparazione con “Lord of the World” di Benson.  L’animo mio assetato approfondirà questa fantascienza, in parte la rileggerà, la riporterà alla memoria, per il già letto, per il Cyberpunk, che cos’è il Connettivismo se non un prosieguo dell’amato Cyberpunk, dicevamo.

E San Zoon Bat col Cybergoth. Quello ancora più stimolante. Partiamo da dissidi per trovare punti di contatto e cooperare. Collaborare al progetto Connettivista, perché lo sposo. Lo sposo nella mia scrittura basata su errori, glosse glissanti e distrazioni, rammenta il verniano Paganel, sono fatto un po’ così.  L’aspetto sociale e l’utilizzo delle piattaforme mi intriga. Il Cybergoth. Gotico è il mio etereista lirismo. Sposo in pieno il progetto fluxus, altresì e, vorrei soffermarmi sulla questione “ologramma”- presente nel Manifesto del Connettivismo- e la connessione con la trinità di uomini essenti e cose, cui accennavo, e cui ho accennato.

Un ultimo appunto, la spiritualità non è qualcosa che attiene strettamente alla configurazione della persona ma è un qualcosa che è in tutti gli essenti, anima corpo e spirito possono essere sostituite con energia, materia (forse più correttamente massa) e forza, elettromagnetismo/elettrochimica, e in tante ancora altre declinazioni. Ah la questione ologramma ritorna, e ritorna la teoria delle Stringhe e, dunque, come può non tornare l’Etereismo, l’etere, come non l’Oltrismo e la sua aspirazione armonica neopagana.

Partiamo dalle divergenze per realizzare qualcosa di innovativo, eleviamo le subculture a rango di cultura e facciamo vera letteratura, adeguiamoci ai tempi adeguando i nostri tempi e non lasciamo che certa letteratura ufficiale e categorica quanto semplicistica copra la vera arte, fatta con passione e, questo il punto che mi auguro rimarrà sempre una costante, l’alternatività. La coltivazione di spazi alternativi, di libera aggregazione tra individui che divengono in tal modo persone, la possibilità di vivere negando ogni forma di autoritarismo economico che possa influenzare la creatività, da ogni indirizzo che assopisca e non risvegli (vedi l’accennato passo circa la televisione politica e poi commercial-politica e sull’utilizzo di internet come mezzo di ricerca standardizzato e non come officina di innovazione e creazione didattico-culturale, umanistico-scientifica)

Viva le culture urbane! Viva la nuova arcadia! Viva l’arcadia urbana!

 

dottor Giovanni Di Rubba

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