Notte ai Decumani
la consorte del principe di Venosa
coperta solo di lenzuola
maledice i madrigali verseggiando,
barlume corneo nei suoi occhi.
Sansevero miscelava arsenico
e belladonna sulla tela
poi come un caimano piangeva,
da cura sforbiciata per il plasma.
Vorrei bruciare l’odore
dei pallini d’incenso in combustione
privi di allori e seducenti,
il venditore di giornali sembra
aggiudicatario battitore,
picciola non dimenticare
di trasmutare la morale.
Croce diplomatico mancato
estetizzava estasiato in biblioteca,
l’arte è una parte,
direi però la fondamentale,
la molla della storia
e del circolo perverso della gloria.
Patteggiamo col divo Nerone!
E l’era dei fumetti
letti in piazza
tra il gomito e la tazza
di solfuro intarsiata
stracolma di folla indispettita,
cicche fumate a metà.
Varia l’effige!
Bruno studiacchiava
nel chiostro e si distraeva,
poi buttava all’aria le icone
dei fratelli
e le sostituiva con scritti
babilonesi o neoplatonici.
Virago celtica!
Ed affinché
non dimenticassimo le beffe
con le cornamuse contuse
facemmo il verso al gesso
del docente inconcludente.
E spaziamo con la danza!
Vai là,
ondeggia a sinistra o di là,
vai già
più lenta della musica,
ritmata la tua scorza di limone,
candito
inflitto a pizzico di dito.
La violenza fu sconfitta
con un bacio in palafitta
dell’invasrice indoeuropea
ancella di Brighid,
era un’epoca remota
ma l’edenica scena
non fu mai più riproposta,
sono fiori colti nel deserto
e tradotti in sanscrito.
Voilà,
non manca fumo pel digiuno,
voilà,
c’è cenere e amore se ti volti di là,
il capo piumato è scolorito
allora rinunciamo all’allettante invito.
Nella notte si cacciava
per maledizione
non ci si nutriva più
solo di frumento e bacche,
la simpatica ragazza
faceva l’occhiolino
ed incrociava le braccia.
Sai già,
conosci il nome del silenzio,
vuoi avere le cartine al tornasole,
le patrie senza limiti e frontiere.
Le musiche non cambiano
da popolo a popolo
c’è comparabilità nell’identità
perché l’essere diverso
si identifica solo con l’incontro
e col confronto
ed acquista così unicità.
Mi conceda infine l’ultimo passo di danza.