Succubi alla profezia
si partiva,
centomila armate schierate,
marce e petti impostati,
rami d’ulivo
e palme tra le mani,
all’improvviso il cataclisma planetario,
l’infinità dei mondi
ridotta a circolo delimitato
dall’invettiva,
dall’inventiva femminea.
Nel tempio di Delfi
la comunità di Filadelfia lesse,
i copti intralciati dalla Maddalena,
intimamente riapparve Atlantide,
con nocumento,
gli dei torneranno,
sono tornati
o stanno avanzando.
Nella Città Eterna
fu un lampo a scatenar la foga,
in un solo istante
fu riacceso il fuoco di Vesta,
due metallare in un angolino
a fumare,
tre scuotimenti emo
a tagliuzzare i resti artificiali
del domani,
a riaccordarli,
a incollarli ad uso collage dadaista,
sembra che sia sublimato
il punto alternativo di vista.
Nella volta celeste
diversi segni luminosi ingannevoli,
nella stratosfera i caccia americani
si accostano e implodono
ad uso cheeseburger,
bevanda e patatine
ovviamente comprese.
Infine lungo il corso
si sviluppa l’apocalisse,
tra le caldarroste
e gli artisti di strada,
spiazza l’iceberg inflitto
a colpo d’ascia
della scienza spiritica
congiunta in sezione aurea
alla naturale.